di Giorgio Durante
Mi dispiace scriverlo ma i contagi delle ultime ore in Calabria sono avvenuti in piena emergenza e quando era già in vigore il decreto che rendeva tutta l’Italia zona rossa. L’Ospedale di COSENZA è in piena emergenza. In oltre 45 giorni dalla scoperta dei primi casi di contagio non siamo stati in grado di migliorare la situazione posti letto terapie intensive. Adesso dobbiamo fare i conti con i contagi fuori la porta di casa. Come sempre in Calabria le cose si prendono alla leggera, non era casuale che io scrivessi solo qualche giorno fa, che ci facevano quattro adulti in una Panda senza dpi. Ma se sbagliare è umano perseverare è davvero diabolico, prima i contagi in Ospedale a Catanzaro, poi i San Lucidesi che si sono offesi e non volevano che i casi di contagio emersi fossero resi pubblici, ora a Carlopoli dove nella massima riservatezza indagano con chi avesse avuto rapporti in contagiato zero Carlopolese. Ma non sarebbe il caso che tutti fossero messi a conoscenza dei soggetti contagiati, per capire se per caso ci si fosse incontrati? Ma gli interessi collettivi non sono forse più importanti degli interessi dei singoli? Tuteliamo la privacy di una persona e ne contagiamo 10-100-1000. Ma poi tuteliamo chi? Chi sicuramente ha violato il dpcm, o le norme igienico sanitarie rafforzate nei nosocomi, non attenendosi alle raccomandazioni anzi agli obblighi imposti dal decreto? Vorrei ribadire che in tempi di pandemia andrebbero sospesi alcuni diritti, tanto più che moltissimi corregionali non hanno compreso l’importanza e la serietà della cosa, ma cosa ancor più grave non lo hanno compreso neanche i nostri amministratori, commissari, e governatori. Il 2020 se sopravviveremo, lo ricorderemo con l’ennesimo anno zero della Calabria.