di Marilia Argentino
Siamo nella Calabria nord-orientale e, riparata dalle maestose cime del Pollino e del Dolcedorme a settentrione e dalle selvagge alture della Sila greca a meridione, si estende la lussureggiante Piana di Sibari, la cui generosa abbondanza spiega, e in parte giustifica, l’edonismo rilassato dei suoi antichi abitanti ellenici.
E qui, numerose file di alberi ordinatamente allineati custodiscono i preziosi gioielli dalla forma tondeggiante e dal vivido color arancio, le Clementine di Calabria IGP, una delle più conosciute e rinomate eccellenze gastronomiche della regione.
Le clementine appartengono alla famiglia degli agrumi e costituiscono una sorta di incrocio tra il mandarino e l’arancio amaro Granito. Devono il loro nome al frate algerino Clément Rodier che, a inizio Novecento, per primo le coltivò, nell’orto di un orfanotrofio di Misserghin, in Algeria.
Malgrado alcuni attribuiscano origini molto più antiche alle clementine, che pare nacquero in Cina, fu comunque Padre Clément a diffonderle nell’area del Mediterraneo.
Le condizioni pedoclimatiche, le escursioni termiche giornaliere e stagionali, la vicinanza al mare, le ore di luce solare, il territorio pianeggiante e il terreno di medio impasto, con un contenuto di limo e argilla inferiore al 60% e di calcare non superiore al 15%, hanno fatto sì che la clementina trovasse il suo habitat ideale proprio in alcune zone della Calabria ed in particolare (come indicato nel disciplinare) nella Piana di Sibari, nella Piana di Lamezia e nella Locride. I comuni che comunque trainano la produzione delle clementine fanno tutti parte della florida Sibaritide e sono Corigliano-Rossano, Cassano allo Ionio, Villapiana, Trebisacce, Terranova da Sibari e i paesi italo-albanesi dell’hinterland.
Ad oggi sono tantissime le aziende agricole che si occupano della produzione, commercializzazione e distribuzione delle clementine, anche se negli ultimi anni si è registrata una loro diminuzione dovuta a vari processi di fusione che hanno portato imprese piccole e medio-piccole a unirsi tra loro per formarne di più grandi.
L’indicazione geografica protetta venne ottenuta nel 1997, mentre il Consorzio di tutela è stato istituito nel 2002, con l’obiettivo di valorizzare la produzione locale e di garantire un prodotto che rispettasse il disciplinare all’atto di immissione.
L’IGP identifica il frutto della clementina che deriva da specifiche cultivar: “SRA 63”, “Fedele”, “Tardivo”, “Comune”, “di Nules”, “Spinoso”, “Hernandina” e “Marisol”.
Più precoci rispetto ai cugini mandarini, oltre che più resistenti al freddo, questi prodotti dell’eccellenza calabrese maturano a novembre, mentre il periodo della raccolta si protrae fino a gennaio. Si rivelano, però, assai esigenti, poiché l’andamento delle precipitazioni determina di anno in anno il loro rendimento, che risulta pertanto piuttosto variabile.
Annate quantitativamente scarse, tuttavia, vengono riccamente compensate da una più alta qualità dei frutti che, essendo di meno sull’albero, diventano più grossi, ossia di calibro superiore, e che, assorbendo meno acqua, beneficiano di una maggiore concentrazione di gusto e dolcezza, mostrando di conseguenza una personalità ancora più spiccata e decisa.
Statistiche ufficiali riportano un dato che certamente riempie d’orgoglio noi calabresi: è stato rilevato che la Clementina di Calabria IGP è il frutto maggiormente gradito al mondo!
Ma a cosa deve tanto successo?
Per rispondere a questa domanda basta semplicemente procedere all’analisi delle proprietà organolettiche che rendono unico ed inconfondibile questo piccolo frutto colorato. E’ impossibile non restare affascinati dalle calde tonalità cromatiche presenti sulla sua buccia, che sembrano preannunciare l’intenso arancione della polpa, un arancione che rievoca gli infuocati tramonti della nostra terra e che ben richiama, da un’ottica in chiave psicologica, l’allegria, l’espansività e la giovialità che caratterizzano la gente del Sud. E questa brillantezza cromatica viene avvalorata dall’intensità dei sapori sprigionati dal suo fresco succo.
Nonostante sia un alimento ipocalorico (circa 47 kcal per 100 grammi) ed abbia una bassa concentrazione di zuccheri, la clementina presenta un gusto dolce, ma perfettamente controbilanciato da una piacevole asprezza data dall’acido citrico. Particolarmente apprezzata da grandi e piccini è, poi, l’assenza di semi negli spicchi, il che rende ancora più godibile l’esperienza gustativa.
Ma la clementina unisce l’utile al dilettevole, dal momento che rappresenta una preziosa fonte di benefici per la nostra salute. Come tutti gli agrumi, anch’essa è un concentrato di vitamina C, fondamentale per l’efficienza delle nostre difese immunitarie, e contiene altresì carotene, vitamine dei gruppi A e B, ferro, magnesio e potassio, mentre la buccia è ricca di limonene, un potente antiossidante. E per finire, combatte la ritenzione idrica e favorisce la diuresi, ragion per cui è particolarmente indicata nelle diete ipocaloriche e povere di sodio.
La clementina regala il suo massimo piacere se gustata al naturale, spicchio dopo spicchio, nell’ora della merenda oppure a metà mattinata, per ricevere una bella sferzata di energia, ma viene largamente utilizzata anche in molte preparazioni culinarie. La troviamo come ingrediente principale di sorbetti, marmellate, succhi e sciroppi, ed è inoltre usata per aromatizzare torte e tavolette di cioccolato.
Infine, trova impiego sia in ambito sanitario, come igienizzante, sia nell’industria cosmetica, per la realizzazione di lozioni tonificanti e maschere di bellezza.
Insomma, questo sferico frutto dalla tinta vivace e dalle infinite virtù ci permette di essere sani dentro, belli fuori e col palato ampiamente accontentato. Non a torto viene definito “l’oro di Calabria”.
E mai soprannome fu più azzeccato.